giovedì 24 maggio 2012

crescere figli maschi


“Crescere figli maschi” di Steve Biddulph

SCRITTO IL 23 MAY 2012 DA MAMMAMSTERDAM 37 COMMENTS
Lo ammetto, vivere con tre maschi, quello alpha e i due da me partoriti, certe volte mi fa temere di sviluppare il complesso dell’ ape regina. Cioè, non è che io sia proprio così, ma mi ci disegnano (e io poi ci coloro sopra).
Certe volte mi commuovono, i maschi, per come sono semplici, diretti, cristallini. Certe volte mi tirano scema per come sono territoriali e materiali. In tutti i casi mi hanno convinta che il metodo padellata in testa, chissà perché, è quello che capiscono meglio, ma poi ho i miei dubbi e mi trattengo.
Avendo poi amiche e all’ epoca vicine con figlie femmine coetanee le differenze mi sono sempre saltate chiarissimamente all’ occhio e ringrazio il cielo di non avere una femmina o adesso ero ai pazzi.
Perché la gestione del maschio, specie se giovane, è semplicissima se si applica il loro modello di socializzazione, quello a piramide. Nella piramide è bene conoscere la propria posizione e sapere chi ti sta sopra e chi ti sta sotto. Per questo nelle situazioni estreme, quelle dove non stai ad applicare il metodo democratico e l’allenamento al dubbio, ma ad azione pretendi una reazione qui e ora, basta mettere subito in chiaro che quello che comanda sono io e in genere qualcosa succede.
(Le femmine, mi dicono, preferiscono il sistema del network e dello scambio in cui le posizioni reciproche sono fluide e in continua trattativa e i risultati raggiunti nel passato non offrono nessuna garanzia per il futuro. Io che mi sono costruita una vita in cui cerco di infilare un sacco di cose e la vivo con la Nimbus 2000 che spinge sul coccige per farmi andare avanti a 1000, non so se reggerei a trattative continue sulla qualunque, penso che cederei per stanchezza o mi starei continuamente ad incazzare e non sono sicura che questo sia bene per una bimba).
Comunque, si diceva di Crescere figli maschi. Il fatto è che verso gli otto anni figlio uno mi preoccupava, non gli si poteva fare un’ osservazione che piangeva sempre, sembrava me da adolescente. Mi sono ricordata che l’anno prima un’ altra mia amica ha avuto il figlio in preadolescenza, che si incazzava, rifiutava di cambiarsi i vestiti anche solo per lavarli, scocciava, ribatteva e non rispettava più sua madre. Lei per consolarla le avevano detto che era preadolescenza e che a certi bambini succedeva così presto.
Io per curiosità sono andata a cercarmi su Google il termine “prepubertà” e si parlava solo di peli che crescevano, voce che cambiava e testicoli che si ingrossavano. Così ho capito subito che non era il nostro caso (nei momenti di dubbio quel paio di certezze pratiche ed osservabili fanno tanto).
Poi un’ amica si ricordò di aver sentito parlare di un libro sulle fasi ormonali del giovane maschio in crescita, ed era questo qui, che mi sono ordinata di corsa o non ne uscivamo vivi.
E dopo averlo letto sono rimasta con le stesse domande di prima sugli ottenni che si comportano da femmine adolescenti, ma in compenso mi si sono chiariti di botto una serie di fenomeni del cinquenne, che in quel periodo a scuola era ingestibile e faceva le boccacce alle maestre.
Orso era sempre stato un bambino pigro (“Mamma, io davvero non posso più fare un passo, mi fanno così male le gambe” detto con gli occhi al cielo e cadendo di scatto in ginocchio che manco Francesca Bertini nella scena dell’agonia della Dama delle Camelie) ma improvvisamente me lo sono ritrovata che saltellava ininterrottamente sul posto dicendo “Mamma non riesco a fermarmi, mi piace troppo”.
Alle maestre ho consigliato subito di metterlo a fare tre giri di corsa intorno alla scuola quando rompeva e distraeva gli altri durante la spiegazione. Loro hanno fatto di meglio, si sono messe d’accordo con la collega dell’ altra classe e ogni tanto, quando lo vedevano irrequieto, lo spedivano a prendere una zolletta di zucchero in cucina o una matita gialla nell’ altra sezione. Ha funzionato e poi è passata. Pure agli ormoni ci si abitua nella vita.
Insomma, che dice questo libro? Vi riassumo in soldoni quel paio di cose che sono state utili a me:
  • I maschi sono fragili e fanno una fatica enorme a trovare il proprio ruolo (eeeeeh, sospiro, come se non lo sapessi). In più ci si mette di mezzo il testosterone, che non aiuta. Incanalati bene diventano gli eroi che ci mettono a credere quando ci raccontano del principe azzurro che combatte contro il drago o del capitano che affonda con la nave dopo aver salvato donne e bambini. Incanalati male diventano degli stronzi, spesso violenti (e il sapere che c’ entra il testosterone non è un buon motivo per compatirli,piuttosto che prenderli a calci fino a che non diventano un pochino più ragionevoli). Fin qui, ci arrivavo pure io.
  • Le botte di testosterone, premesso che ognuno è diverso e che manco a noi femmine le tette spuntano tutte insieme e tutte uguali, si manifestano con dei picchi intorno ai 5 anni e intorno ai 10-11. A causa di ciò questi poveri maschi si ritrovano con un eccesso di energie fisiche che se non si scopre il modo di fargliele sfogare in qualche modo utile e positivo, se le sfogano loro scocciando, facendo a botte e in altri modi distruttivi.
  • Una cosa che però viene sottovalutata è anche lo sviluppo cognitivo e in particolare del linguaggio. Le femmine, si sa, parlano prima, socializzano prima e questo nei primi anni di scuola, secondo l’ autore, porta il maschio a crearsi dei gran complessi di inferiorità, soprattutto se le maestre (fateci caso, soprattutto donne) non ne tengono conto nelle valutazioni. Una soluzione sarebbe di far cominciare i maschi un anno dopo (o, aggiungo io, creare classi separate? Pare che le femmine in tal caso diventino più brave in matematica, prive del confronto e della pressione con i maschi cazzoni che in preda agli ormoni fanno casino e distraggono gli altri).
La cosa più interessante però a mio avviso è quando si parla di come guidare i ragazzi nelle diverse fasi di crescita, perché anche se questo libro a molti sembra che abbia delle botte di sessismo, è anche indubbio che mette i padri di fronte al proprio compito e a delle responsabilità ben precise in determinati momenti chiave nella vita del figlio.
Riassumendo, si suggerisce questo:
  • I bambini e in particolare i maschietti fino ai tre anni andrebbero seguiti in casa da una persona fissa, madre, padre o altra figura di accudimento.
  • Fino agli otto anni sono tutti della madre che se li spupazza a piacimento e gli dà l’ imprinting della tenerezza.
  • Dagli otto ai quattordici anni devono avere il padre come figura importante di riferimento e modello di quel maschile che, adesso che crescono, dovranno diventare pure loro. I padri devono proprio dedicare diverse ore al giorno ai figli e non illudersi che quel paio d’ore di quality time nel weekend siano sufficienti. Se li devono portar dietro, portarli agli allenamenti, lavorarci insieme, costruire cose, montare armadi dell’ IKEA, roba del genere. Se pretendono di lavorare 50 ore alla settimana poi non devono lamentarsi se i figli finiscono male (riassunto mio, quest’ ultimo, ma grosso modo lo dicono così pure nel libro).
  • Dai quattordici ai diciannove anni accetteranno consigli e modelli di comportamento da un altro maschio adulto che non sia il padre. I genitori a questo punto si possono mettere a testa in giù e piangere in aramaico antico, quello che dicono e tentano di insegnare ai figli non viene assorbito dagli stessi. Saranno invece un insegnante preferito, allenatore, zio, amico di famiglia, datore di lavoro le figure fondamentali a cui rivolgersi per consigli e a cui dar retta quando cercano di impedirti di fare quelle cazzate a cui il testosterone e il logorio della vita moderna sottopongono il giovane maschio. Sperare che non si scelgano come tutor qualche ubriacone nullafacente che mena alla moglie è, come tutto nella vita, questione di fortuna, e accendere un cero alla Madonna male non fa.
Inoltre le madri single non disperino: se riescono a trovare un modello maschile affidabile al figlio, che sia un nuovo compagno, un fratello-cugino-zio, amico di famiglia, quello che puoi, alla fin fine anche i loro di figli maschi vengono su bene.
Poi certo, e sembra che ‘sti poveri maschi siano le uniche vittime della vita, della società e della femminilizzazione dell’ insegnamento nelle nostre contrade, che le madri se non stanno a casa fino a che il figlio non smette il pannolino gli procureranno turbe a gogò, e si espone tutta una serie di situazioni che sinceramente a me sembrano culturalmente determinate e non è che in Europa adesso stiamo messi proprio così male.
Ma rendersi conto che in certe fasi il maschio rompicoglioni e difficile da gestire, non è che lo faccia apposta, è proprio in balia degli ormoni impazziti, ecco, è una cosa a cui mi posso relazionare facilmente se penso a quanto li scoccio io questi maschi quando mi parte l’ ormone. Basta saperlo e persino una come me trova riserve infinite di pazienza.
Vi lascio con il commento scritto a caldo su Anobii quando l’ avevo appena letto, che secondo me riassume bene il tutto.
“Questo libro è illuminante, perché spiega esattamente a cosa dobbiamo guardare nell’interagire con un maschietto per incoraggiarne gli aspetti positivi e scoraggiarne quelli autolesionisti. È tutta colpa del testosterone, ci sono delle fasi di crescita che come madre di due maschi e sorella di un altro, tutti da manuale, riconosco immediatamente. Adesso però so come devo prenderle.
Molto istruttivo anche tutto il discorso sui diversi contributi alla crescita del bambino che derivano dalla madre, dal padre o figura paterna, dal mentore (allenatore, insegnante, zio) per gli adolescenti che hanno bisogno di una guida maschile affidabile situata fuori dalla famiglia, ma anche delle interazioni con coetanei e coetanee.
Ognuno ha un ruolo e delle aspettative da realizzare nei confronti di questi maschi fragili, bellissimi e rompicoglioni, e sapere quali sono ci aiuta anche a gestire gli immancabili momenti di stanchezza nella vita di una famiglia, ma soprattutto tutto il bello e il buono che i nostri ragazzi hanno da darci.”
Ora aspetto che qualcuna delle colleghe presenti ci scriva come si crescono le figli femmine, almeno so con certezza cosa mi sono persa. Intanto, per ricordarmi a cosa sono scampata a suo tempo (cielo, come farei senza il blog, tendo a rimuovere tutto) mi sono riguardata questo.

2 commenti:

  1. Per la mia esperienza non è così: mi sono sempre state strette le catalogazioni maschio-femmina ed ho sperimentato nei miei quasi 52 anni che prima siamo persone (madri-padri-figli-nonni…) e per fortuna ognuno con il suo seme di originalità. Ci sono sì a volte qualità o meglio caratteristiche più presenti in un genere che nell’altro ma poi anche un sacco di eccezioni…per fortuna!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Per quanto riguarda il testerone, sicuramente avrà la sua influenza (e i nostri ormoni noooo??) ma per fortuna ognuno di noi è tanto di più.
    Conclusioni: importante e utile leggere consigli e confrontarsi, ma poi…usa la tua testa e fai tesoro della tua esperienza, cercando di evitare pregiudizi:
    sarà che la guerra maschio-femmina per me è finita con il femminismo, ora tento di scoprire il bello della complementarietà tra le persone.
    Mammapia

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    1. sempre grazie AnnaChiara per le tue ricerche e i tuoi suggerimenti. lo posto anche io sul mio blog preferito. grazie.

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