mercoledì 23 novembre 2011

Neuroni specchio, educazione e relazione con i propri figli

Negli anni Novanta, il gruppo diretto da Giacomo Rizzolatti presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma ha scoperto i neuroni specchio, neuroni che si attivano sia quando la[...]
Neuroni specchio e educazione

Negli anni Novanta, il gruppo diretto da Giacomo Rizzolatti presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma ha scoperto i neuroni specchio, neuroni che si attivano sia quando la persona esegue un’azione, sia quando il soggetto osserva un altro compiere la stessa azione. Lo stesso meccanismo si mette in atto quando si osservano soggetti che esprimono un’emozione o mostrano l’intenzione di compiere una determinata azione.
Questa scoperta è di particolare importanza per il mondo medico e psicologico, in particolare per ciò che riguarda fenomeni quali l’empatia e l’imitazione. Inoltre, è di stimolo e aiuto per chi ha a che fare con l’autismo.
Già Piaget sottolineava il ruolo fondamentale dell’imitazione nel processo di sviluppo cognitivo e delle funzioni rappresentative nel bambino. Il piccolo, infatti, impara la maggior parte delle cose attraverso l’osservazione e l’imitazione degli adulti, principalmente i genitori.
Alcuni studi hanno trovato che tra i 12 e i 21 giorni dalla nascita i neonati sono in grado di imitare i movimenti del volto e delle mani di ci li accudisce.
Daniel Stern, grazie alle sue ricerche sulle interazioni precoci tra madre e bambino, ha compreso che la costruzione del mondo intrapsichico deriva essenzialmente da esperienze interpersonali: la costruzione del mondo interno del bambino ha, secondo Stern, una matrice essenzialmente interpersonale.
Stern evidenzia come dal secondo mese di vita il neonato sia in grado di stabilire una sintonia affettiva con la madre, mettendo un atto uno scambio reciproco di espressioni e comportamenti, caratterizzati dalla presenza di stati emotivi: ossia, i neonati imparerebbero per imitazioni comportamenti ed espressioni emotivamente coinvolgenti, e non genericamente qualsiasi atto.
Processi di imitazione sono particolarmente precoci, ma essi vengono stimolati esclusivamente se all’interno di un legame interpersonale affettivamente significativo. Questo meccanismo non richiede che il neonato abbia coscienza di sé, né di ciò che gli accade: invertendo quindi la progressione dall’io al noi, possiamo dire che prima dello sviluppo della personalità individuale, dell’Io, prende vita il Noi. Come scrive Rizzolati:
«Il sistema dei neuroni specchio appare così decisivo per l’insorgere di quel terreno d’esperienza comune che è all’origine della nostra capacità di agire come soggetti non soltanto individuali ma anche e soprattutto sociali.».
Tutto questo pone particolare luce sulla funzione della presenza genitoriale quale fattore educativo in quanto affettivamente coinvolto e coinvolgente, e non pura espressione di regole e comportamenti asettici di fronte al figlio. Inoltre, viene sottolineato ancora una volta la trasmissione di comportamenti e atteggiamenti (ad esempio, relativi alla tutela della propria salute) attraverso il rapporto basato sull’imitazione e l’attivazione affettiva e non attraverso codici etici puramente razionali.
Quindi, la scoperta dei neuroni a specchio ci riporta nella complessità dell’uomo: essi sottolineano il fondamento fisiologico dell’apprendimento e dell’empatia, riflettendo contemporaneamente la necessità affinché tali meccanismi abbiano luogo della presenza di relazioni affettivamente autentiche e ricche di carica emotiva.




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