giovedì 25 ottobre 2012

di che colore è il latte della mamma?


Latte multicolore. Aspetti culturali dell’allattamento materno nelle varie culture.


In una società multietnica come la nostra, dove ogni giorno siamo a confronto con altre culture, nonostante le differenze più o meno profonde, è molto importante essere consapevoli che esistono mille diversi modi per crescere bene un bambino.
Sappiamo che il latte materno è un alimento prezioso perchè contiene i nutrienti necessari in grado di garantire la sopravivenza anche ai bambini nati in condizioni estremamente difficili, infatti, l’UNICEF e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, stimano che se tutti i bambini fossero allattati esclusivamente al seno nei primi sei mesi di vita, ogni anno si salverebbe la vita di circa 1,5 milioni di essi, vittime delle malattie e della malnutrizione.
Ogni donna ha un modo particolare di porgere il seno al proprio neonato, e ognuna lo fa seguendo quelle che sono le modalità e le tradizioni delle proprie radici culturali; vediamo come è vissuto l’allattamento al seno in alcune culture.

Per le famiglie magrebine di origine musulmana, l’allattamento al seno possiede un fondamento religioso, e i rituali sono diversi, uno di questi è il Tahaneek; subito dopo la nascita e prima della prima poppata uno dei genitori strofina sul palato del neonato un pezzo di dattero ammorbidito, per regalargli e garantirgli tanta dolcezza nella vita.
Come in altri popoli, i musulmani credono che il latte dei primi tre giorni chiamato sarba (colostro) oltre a non aver alcun valore nutritivo è ritenuto nocivo per la salute dei bambini, di conseguenza in attesa della montata lattea al neonato è offerto del miele e dell’acqua. La mamma prima di allattare il suo bambino si nutre con una pietanza molto energetica, la halwa, fatta con farina, burro, zucchero e acqua di rose, questo per rendere il latte dolce e profumato, il latte risulta quindi molto ricco di grassi e zucchero.
I bambini sono allattati a richiesta e la mamma si dedica interamente al suo neonato, il quale dorme nel suo letto per almeno tutto il primo anno di vita. Il padre sostiene la compagna durante tutto il periodo dell’allattamento. Le donne mussulmane tendono a protrarre l’allattamento sino ai due anni del bambino, e sono fermamente convinte che essere allattati sia un diritto d’ogni neonato, a tal punto che se una mamma non può allattare, preferiscono che dell’alimentazione del neonato se n’occupa una balia, piuttosto che somministrare latte animale. I bambini che sono stati allattati al seno con regolarità della stessa donna, sono considerati fratelli e le donne mussulmane che donano il loro latte hanno la responsabilità di conoscere l’identità del bambino che prenderà il loro latte. La donna mussulmana, incinta o che allatta, durante il ramadan può astenersi dal digiuno.

In India solo il 25% delle donne allatta, ma nelle regioni rurali le madri allattano i propri bambini sino alla successiva nascita. Anche le madri indiane ritengono che la secrezione del latte avviene solo qualche giorno dopo al parto e non danno alcuna importanza al colostro, di conseguenza, come il bambino magrebino, il neonato durante i primi tre giorni di vita non viene attaccato al seno ma gli viene somministrato uno sciroppo di nome ghee, fatto con burro mescolato al miele.
Dal quarto giorno in poi la mamma inizia ad allattare il neonato. Prima di allattare la donna fa un bagno purificatore, indossa abiti puliti e di colore bianco, si siede guardando ad est, tenendo il bambino sdraiato verso nord, il primo seno che porge, è quello destro, ma solo dopo aver eliminato le prime gocce di latte che non devono essere offerte al bambino. In pubblico, utilizza un velo per coprirsi quando allatta. Per le mamme indiane è molto importante che il latte sia puro, e se la donna soffre di una qualsiasi malattia interrompe l’allattamento, in attesa che si ristabilisca, il bambino verrà allattato da una balia scelta in base a criteri socio-economici, o verrà nutrito con latte di mucca o di capra. Al settimo giorno di vita al neonato sono tagliati i capelli, ed il giorno dopo è organizzata una cerimonia speciale, alla quale partecipano familiari ed amici.
Durante il puerperio, la donna esce da casa il meno possibile, e per quaranta giorni dal parto si astiene dai rapporti sessuali. In questo periodo vive in casa della madre, che la aiuta a mettersi in forza per favorire l’allattamento. Il neonato è tenuto in braccio per gran parte del tempo ed è allattato a richiesta. Lo svezzamento avviene in genere verso il quinto mese, con legumi verdure riso e patate.

Nelle Filippine, durante la gravidanza, la donna è molto protetta; come in ogni altra parte del mondo esistono numerose credenze, non può farsi fotografare, non deve mai fermarsi facendo le scale e di notte deve uscire sempre ben coperta. L’allattamento è abbastanza diffuso e alle puerpere si somministra del brodo fatto con i frutti di mare. La mamma tiene il bambino in braccio per molte ore durante il giorno ed entrambi i genitori sono premurosi con il nuovo nato. Al neonato non vengono tagliate le unghie prima di un mese e i capelli solo dopo il primo anno d’età. L’allattamento si protrae per un tempo variabile, e lo svezzamento avviene intorno al quinto mese, con acqua di riso, riso, tuorlo d’uovo e pesce, la carne è introdotta tardivamente perché molto cara.
In Cina per una donna avere un figlio è un evento “eccezionale”, perché la legge del controllo demografico permette un solo figlio a coppia, pertanto la donna vive la gravidanza come un evento unico nella sua vita. Anche le donne cinesi non riconoscono il valore nutritivo del colostro e il neonato è nutrito con delle bevande fatte con erbe cinesi fino a quando alla madre non arriva la montata lattea. In campagna l’allattamento materno è ancora protratto per i due anni di vita, mentre nelle grandi città, dove la donna deve rientrare al lavoro dopo tre mesi dal parto e dove l’allattamento materno subisce l’influenza pubblicitaria da parte delle industrie di latte artificiale, le donne smettono di allattare molto prima. La puerpera si nutre con tè, zuppe di pollo e pesce. Lo svezzamento avviene verso i tre mesi tre mesi e mezzo e non si tiene conto di possibili allergie, infatti, alimenti quali il tuorlo d’uovo, il pesce sono introdotti molto precocemente. Il latte ed i suoi derivati sono poco utilizzati. La mamma cinese tiene molto spesso il suo neonato in braccio, lo coccola e lo massaggia. L’arte del massaggio fa parte della medicina cinese e la sua conoscenza si tramanda da generazione in generazione.

Per le mamme rom, la gravidanza è un avvenimento assolutamente naturale, ed è sempre accolta bene, perché è proprio nei suoi bambini che la donna trova lo scopo della sua vita. Per qualsiasi gruppo rom l’arrivo del neonato è atteso con grande entusiasmo da parte di tutti gli abitanti del campo. L’allattamento al seno è la normale forma d’alimentazione, ed è protratta sino ai 2/3 anni. Lo svezzamento però inizia in ogni caso intorno al quinto-sesto mese con farinate, patate, banane uova.

In Giappone la salute del bambino è molto importante di conseguenza l’allattamento è caldeggiato, e dura allungo. Credono che un’alimentazione a base di riso e zuppa aumenti la produzione di latte. Alla puerpera è regalata una statuina davanti alla quale si prega per ottenere una maggiore produzione di latte.

In Sri Lanka la maggior parte delle madri allatta, e per favorire la produzione di latte curano molto la propria alimentazione mangiando pesce fresco, pollo e verdure. Ai bambini il primo alimento solido, riso dolcificato, viene somministrato ai maschietti a 6 mesi e alle femmine a sette, durante una cerimonia che si volge in un tempio.

In Messico circa 80% dei bambini è allattato seno e ben il 38% continua a nutrirsi esclusivamente di latte materno sino al compimento dei tre anni Ovviamente, però le madri che vivono in città smettono di allattare molto prima. Il colostro è considerato un alimento “sporco” e le madri aspettano alcuni giorni prima di allattare.

In Perù il 99% dei neonati sono nutriti con latte materno e circa il 60% prosegui sino al primo anno d’età. Prima di cominciare l’allattamento al neonato è somministrata una purga chiamata “paladeo” e fatta con la cicoria che favorisce la fuoriuscita del meconio. Solo le madri andine considerano il colostro un alimento molto nutriente, il resto delle mamme peruviane, dannoso e cominciano ad allattare i propri figli solo alcuni giorni dopo la nascita.
Come nei paesi Asiatici anche nella cultura ispanica le madri si sottopongono alla “quarantena” un periodo di riposo di quaranta giorni. Durante l’allattamento che è a richiesta, le madri escludono dalla propria dieta alimenti acidi, le spezie e i legumi, preferendo quelli che favoriscono la produzione del latte, quali, formaggio bianco, tortillas, caffé e latte, cacao e pollo. Si pensa che il freddo possa diminuire la produzione del latte e che il caldo eccessivo faccia digerire male il latte al bambino. Alcuni liquidi quali l’acqua ed infusi sono somministrati al bambino sin dalla prima settimana, e i primi alimenti solidi già dal quarto mese.
Le madri sud americane, credono che lo stress alteri il latte, di conseguenza possono optare per il latte artificiale per proteggere il neonato dagli effetti nocivi.
L’allattamento è interrotto in modo brusco se la madre è nuovamente incinta, perché credono che il latte perda nutrimento, danneggiando il bambino.
L’allattamento materno nelle società africane tradizionali, oltre ad avere un valore culturale inestimabile, è una necessità biologica, perché difficilmente i neonati arrivano in buona salute all’età di un anno se sono allattati artificialmente, a causa delle scadenti condizioni igieniche. L’allattamento inizia dopo alcuni giorni dalla nascita, il colostro è ritenuto dannoso per il neonato, quindi viene spremuto e si getta. In attesa della montata lattea, sono somministrate tisane, o latte maturo di un’altra donna. L’allattamento al seno in ogni caso non è mai esclusivo, infatti, già dai due tre mesi, è integrato con assaggi di altro cibo quali pappe ai cereali.
In africa il neonato vive in simbiosi con la madre per molto tempo che lo allatta a richiesta e lo porta legato sulla schiena con uno scialle. In Mali si crede che il latte materno crei un legame sanguigno fra la madre e il proprio figlio di conseguenza i neonati sono allattati al seno oltre i due anni. In africa il seno non è considerato solo come erogatore di cibo, ma anche come il miglior oggetto consolatorio del bambino, dunque il seno è sempre a completa disposizione del bambino. Quando non c’è la mamma che possa allattare si ricorre ad un sostituto materno; un’altra donna con la quale si crea una vera e propria parentela di latte.

“Sono la tenerezza e il nutrimento materno che portano alla formazione dell’uomo maturo”
Al-Tabari (X secolo)


Bibliografia:
Islam e alimentazione Infantile. A cura del dr. Enrico Baiocchi e del dr. Mario Cirulli
Lactancia una pràctica que trascende los tiempos. A cura di Camino Lupe
Etnopediatria, bambini e salute in una società multietnica. Fimp Federazione italiana Medici Pediatri
http://www.officinagenitori.org/php/content_art.php?id_content=1845


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