domenica 27 gennaio 2013

intelligenze multiple

La Teoria delle Intelligenze Multiple di Gardner e la sua attualità Pedagogica


L’intelligenza è la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo e di risolvere i problemi ambientali, socialI e culturali che ci vengono posti in ogni momento della nostra esistenza.
All’inizio del ‘900, era diffusa in Occidente la teoria dello studioso Charles Spearman che battezzò l’intelligenza con il termine Fattore G, identificabile con una capacità comune e misurabile in tutti gli individui.
Più tardi, lo studioso Howard Gardner, con la pubblicazione del suo libro Formae mentis1, introdusse al mondo scientifico ed accademico la teoria delle intelligenze multiple, secondo la quale non esiste una facoltà comune di intelligenza, bensì diverse forme di essa, ognuna indipendente dalle altre.
Con la sua opera Gardner non mise in discussione soltanto la vecchia teoria di intelligenza, bensì anche i test standardizzati che sulla stessa si fondavano.
Nell’introduzione egli infatti sostiene:
”Scrivendo questo libro, mi proposi di minare la nozione comune di intelligenza come capacità o potenziale generale che ogni essere umano possiederebbe in misura più o meno grande. Nello stesso tempo intendevo mettere in discussione l’assunto che l’intelligenza, comunque venga definita, possa essere misurata da strumenti verbali standardizzati, come test con carta e matita e fondati su risposte brevi e batterie di domande”2.
Le parole dell’autore stanno a sottolineare come i test, sino ad allora utilizzati in Occidente (Stati Uniti e paesi sviluppati dell’Europa) per misurare e diagnosticare l’intelligenza di studenti e candidati, in occasione delle selezioni scolastiche o lavorative, andassero a considerare soltanto due tipi di intelligenza: quella linguistica e quella logico-matematica.
Accanto ad esse, Gardner ne pone altre 5 che sono le seguenti:
  • l’intelligenza spaziale;
  • l’intelligenza sociale;
  • l’intelligenza introspettiva;
  • l’intelligenza corporeo cinestetica;
  • l’intelligenza musicale, oggetto di analisi scientifico-didattica del seguente articolo.
Prima di svolgere l’analisi e al fine di far cogliere l’importanza culturale e sociale che ancora oggi riveste la teoria gardneriana, sento la necessità di fare due premesse: una di tipo storico-culturale e l’altra di tipo pedagogico.
Nella prima, sottolineo come il contesto socio-culturale dell’Occidente abbia sempre dato un maggior peso alle intelligenze linguistico-verbale e logico-matematica, trascurando tutte le altre che hanno goduto e godono invece di ampia considerazione in culture diverse dalla prima.
Simile contesto è entrato tuttavia in crisi con l’avvento dell’era post industriale ed informatica contemporanea, nella quale sono oramai ampiamente diffusi settori lavorativi come l’ingegneria informatica e la programmazione di software ed hardware dove i risultati migliori vengono dati proprio grazie all’uso dell’intelligenza spaziale, cui si affianca quella logica; inoltre, le capacità di collaborare in gruppo e di risolvere in un breve lasso di tempo problemi inaspettati ed improvvisi richiedono ai lavoratori un buon uso di competenze interpersonali (l’intelligenza introspettiva di cui parla Gardner) e del pensiero divergente, tipico delle menti creative.
Occorre fare allora un’ulteriore precisazione pedagogica: per camminare a passo con i propri tempi, la scuola attuale deve puntare alla formazione di giovani che abbiano teste “versatili”, ossia cervelli in grado di imparare sempre cose nuove e in grado di attivare una diversità di competenze in passato non richieste.
Le vecchie generazioni imparavano, infatti, un mestiere e quello si tenevano per tutta la vita, potendosi adagiare sull’uso esclusivo di un tipo di intelligenza che la mansione da loro assunta aveva fin dall’inizio imposto e che l’addestramento ripetitivo di anni di lavoro aveva rafforzato, impedendo però la sperimentazione di altre intelligenze.
A tutt’oggi la scuola italiana mantiene ancora in piedi un modello anacronistico di pedagogia, incentrato sullo sviluppo e la valorizzazione esclusiva dell’intelligenza logico-matematica e linguistica, con il risultato di avere due effetti negativi, uno sul piano educativo, consistente nell’esaltare e motivare gli alunni più dotati sul piano logico-matematico e linguistico, demotivando però la parte restante degli studenti, l’altro sul piano sociale, poiché mantiene le distanze con la realtà circostante. Fatte queste premesse, ci possiamo ora focalizzare sull’intelligenza musicale e, in particolare, sulle sue connessioni neurologiche, i suoi legami con le altre competenze cognitive (spaziale ed interpersonale di cui ho accennato), la sua importanza educativa nella formazione integrale dei giovani e terapeutica nella cura di alcune malattie.

bibliografia:
Howard Gardner, Formae mentis, Feltrinelli, Milano, 2010.

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